Il sonno è una cura di bellezza: chi dorme bene appare agli occhi degli altri più sano e attraente. Lo dimostra uno studio condotto da John Axelsson dell’istituto Karolinska di Stoccolma. La carenza di sonno ha effetti ormai ampiamente dimostrati sul cervello e quindi sulle performance mentali, memoria e apprendimento compresi. I ricercatori svedesi hanno fotografato i volontari in due occasioni, da stanchi e da riposati e come semplice dedurre… CHi dorme di più e soprattutto bene risulta agli occhi dell’altro essere PIU’ BELLO!!!!!
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Non solo gli adulti, ma anche i bambini che dormono poco durante la notte sono esposti al rischio di obesità. E a nulla valgono i riposini pomeridiani, alla ricerca del sonno perduto. Sono i risultati di uno studio compiuto dal gruppo Jarma, Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine, da ricercatori americani appartenenti alle università di Washington e di Los Angeles. Su un campione di 1930 bambini di età compresa fra 0 e 13 anni, con un duplice monitoraggio compiuto a distanza di 5 anni, si è evidenziato che il 33% dei più giovani e il 36% dei più vecchi era sovrappeso. Per i più piccoli è risultato che uno dei maggiori fattori di rischio di obesità è la carenza di sonno notturno, non importa se attenuato da sonnellini diurni, mentre per i più vecchi il rapporto è risultato meno stringente. Sta di fatto che il motivo biologico alla base del fenomeno è quello già noto per gli adulti: la mancanza di sonno causa uno squilibrio ormonale che stimola in modo anomalo l’appetito.
Gli specialisti del sonno definiscono “allodole” gli individui che, come i piccoli volatili, si alzano molto presto al mattino e vanno a dormire di buon`ora. I cosiddetti “gufi” sono invece coloro che soffrono della “sindrome da fase di sonno ritardato“, cioè faticano a svegliarsi presto e vanno a letto piuttosto tardi la sera. Queste due tipologie non soffrono di disturbi del sonno, hanno semplicemente ritmi un po` diversi dal comune. Le loro sono caratteristiche individuali che non possono essere considerate a priori buone o cattive, devono soltanto essere identificate e capite. Ciò che conta è che un individuo “allodola” o “gufo” svolga dei turni lavorativi adatti alle sue esigenze, per rendere al meglio nelle proprie occupazioni, che le ore di sonno sia buone, serene e rigeneranti per il corpo e pe la mente.
A volte ci affligge una certa sonnolenza quando, per un motivo qualsiasi, abbiamo accumulato un considerevole debito di sonno, dormendo poco e male per qualche giorno, oppure in occasione di eventi particolarmente noiosi e che si protraggono troppo a lungo. In questo caso, l’intrusione nella veglia di uno stato di preparazione al sonno ci segnala che abbiamo assolutamente bisogno di recuperare, se vogliamo che le nostre prestazioni psicofisiche tornino normali. Esistono però forme di ipersonnia patologica, dovute a una disfunzione del sistema nervoso centrale, caratterizzate da un’eccessiva sonnolenza diurna non attribuibile a cause mediche, psichiche o tossiche. I medici distinguono due tipi di ipersonnia; il tipo idiopatico (che cioè non deriva da altre malattie) e quello periodico o ricorrente. Una forma più grave di ipersonnia è la narcolessia. L’ipersonnia idiopatica. Chi ne soffre lamenta episodi di sonno diurno prolungato e non riposante, preceduto da un lungo periodo di sonnolenza, spesso associato a cefalea. Il sonno notturno è apparentemente normale ma il risveglio è lento, e la persona rimane a lungo in uno stato di torpore e confusione. Le fasi di sonno non REM sono particolarmente prolungate, e possono arrivare a 2 ore. L’ipersonnia ricorrente. Il disturbo è caratterizzato da periodi ricorrenti di estrema sonnolenza, con un esagerato bisogno di dormire. Gli episodi si presentano mediamente due volte l’anno (talvolta anche più spesso, ma sempre a cadenza periodica) e durano qualche giorno. Il soggetto arriva a dormire da 18 a 20 ore il giorno, svegliandosi solo per i bisogni fisiologici indispensabili (mangiare, eccetera). La narcolessia. A differenza delle altre ipersonnie, dipende da una disfunzione dei circuiti cerebrali primari del sonno. I sintomi, vistosi e inconfondibili, derivano dall’improvvisa intrusione di una fase REM nello stato di veglia, un fenomeno normale nei neonati, ma del tutto anomalo negli adulti. L’ingresso improvviso nella fase REM impedisce al soggetto di rendersi conto che sta sognando, e le immagini oniriche si configurano come allucinazioni quasi sempre terrificanti. Alcuni riferiscono di sentirsi svegli ma completamente paralizzati, incapaci di reagire, di parlare e in preda alla paura di morire. In alcuni casi, tali fenomeni sono accompagnati da crisi di paralisi, che può durare da pochi secondi a qualche minuto; la persona si accascia a terra, pienamente cosciente ma impossibilitata a muoversi.
Il microsonno Un fenomeno tipico dopo una lunga privazione di sonno in conseguenza di un’insonnia persistente è quello dei lapses, piccoli episodi di interruzione del livello di vigilanza da svegli. I lapses sono veri e propri microsonni, che tendono a diventare più frequenti e più lunghi man mano che la privazione di sonno si protrae nel tempo. Quando ci si risveglia da uno di questi microsonni, si può scoprire di non ricordare assolutamente ciò che si è verifìcato poco prima, di avere cioè una piccola amnesia. Un esame elettroencefalografico evidenzia inoltre una netta riduzione dell’attività di fondo del ritmo alfa, con un tracciato molto simile a quello che si rileva dopo un’intossicazione alcolica.
Pwe conocere informazioni scientifiche è meglio rivolgersi al medico curante o ai centri specializzati. Vi indichiamo alcuni link che potrebbero essere utili
fonte: www.consorziomaterassi.it Gli ultimi dati a disposizione dicono che almeno il 15% degli italiani soffre d’insonnia, sia in maniera episodica sia in modo cronico. Ed è risaputo che l’insonnia colpisce più le donne che gli uomini, in un rapporto di tre a due. E’ meno risaputo, anche se già ne abbiamo brevemente parlato, che tra i diversi malesseri o problemi di salute legati all’insonnia, c’è anche quello della tendenza ad esagerare con l’apporto di cibo. La mancanza di sonno infatti induce lo stomaco a produrre una maggiore quantità di grelina, un ormone che stimola l’appetito. Il contrario naturalmente avviene quando invece il sonno è sufficiente e di buona qualità: allora ad aumentare è il livello di leprina, che favorisce la sensazione di sazietà.
Per le donne il problema assume maggiore importanza: se infatti tendono a soffrire maggiormente di insonnia, vedono parimenti crescere oltre a tutti gli altri disagi connessi, anche la tendenza all’ingrassamento. Come fare allora per arginare il più possibile questo duplice rischio? La soluzione naturalmente esiste, e può passare proprio da un più regolato rapporto col cibo. O meglio: fatti salvi tutti gli altri classici suggerimenti per migliorare la qualità del sonno, un’alimentazione corretta può portare specularmente al doppio vantaggio di facilitare il riposo notturno e di difendere efficacemente il proprio peso forma, se non addirittura di ridurre il peso in eccesso.
Quali sono dunque gli “alleati” da portare in tavola? Per favorire il relax e il giusto equilibrio del sistema nervoso molto indicati sono i legumi, le carni bianche e il pesce, ricchi di triptofano, un componente delle proteine che favorisce la produzione di serotonina, e i cereali integrali come pasta, riso, pane e farro, con frutta secca per l’apporto di minerali: a questo proposito sono molto utili anche le acque minerali, avendo l’accortezza di scegliere quelle più ricche di magnesio. Prezioso è pure il calcio, che oltre ad essere il principale difensore delle ossa è anche un sedativo naturale e offre un efficace contributo alla trasmissione degli impulsi nervosi: lo si trova come noto nei latticini, ma evitiamo accuratamente i formaggi stagionati, soprattutto alla sera, difficilmente digeribili e facilitatori della produzione di adrenalina. Le uova, meglio se alla coque, consentono un buon apporto di zinco, utile al sistema nervoso, e di vitamina E, dotata di importanti proprietà metaboliche e antiossidanti. In questo elenco non sono stati inclusi alcuni tipici componenti della cena degli italiani, ottimi al palato ma poco compatibili col buon sonno, come la carne rossa e il vino (sia rosso che bianco). Sono rinunce a volte difficili, ma vale in questo caso quanto detto all’inizio: è soprattutto la moderazione che conta, quindi carne rossa una o due volte alla settimana e mai alla sera, vino al massimo un bicchiere.
E per finire in bellezza, alla sera una bella tisana calda: è rilassante, la si può comporre come si desidera e prepara ottimamente al meritato riposo
Cignus Dinotte associato consorzio Produttori Materassi di Qualità
L’INSONNIA CRONICA II disturbo cronico o persistente del sonno è, nella maggior parte dei casi, legato a un’alterazione dell’orologio biologico interno. L’insonnia persistente viene definita anche primitiva o abituale. Questa forma si osserva sovente in soggetti apparentemente sani, per i quali costituisce l’unica forma di malessere. Tuttavia è sufficiente un esame più approfondito perché si rivelino componenti ansiose o depressive. L’insonnia primitiva può presentarsi indifferentemente come insonnia da addormentamento, da risveglio precoce o intermittente, e spesso resiste ai trattamenti di tipo farmacologico. Se l’insonnia si protrae nel tempo e non è chiaramente riconducibile a fattori esterni perturbanti, è necessario procedere a un’indagine per scoprirne le cause organiche o psichiche.
I sonniferi: un rischio peggiore del male? Farmaci ipnotici o ansiolitici non vanno assolutamente assunti per automedicazione, ma solo se prescritti dopo accurati accertamenti medici. A volte, infatti, un’indagine approfondita scopre che l’insonnia grave lamentata dal paziente non esiste. Non è infrequente che persone fermamente convinte di non dormire più di 4 ore per notte risultino, a un esame polisonnigrafico, dormire invece regolarmente. In questo caso, a essere alterato non è il sonno, ma la sua percezione soggettiva e le componenti qualitative. Gli ‘insonni soggettivi’ si riconoscono anche dal fatto che il loro livello di vigilanza diurno è stabile e normale, contrariamente a quello dei veri insonni. Usare impropriamente i sonniferi presenta un altro rischio: i farmaci che inducono il sonno hanno l’inconveniente di ridurre in modo significativo la percentuale di sonno REM, il che produce un’insonnia soggettiva di rimbalzo; per quanto le ore di sonno effettivo siano vicine o addirittura superiori alla media, la sensazione di spossatezza persiste al punto di indurre l’assunzione di un’ulteriore e più massiccia dose di psicofarmaco, con la conseguenza di aggravare l’insonnia. Anche la brusca interruzione dell’assunzione di psicofarmaci ipnotici ha un effetto di rimbalzo, che aggrava l’insonnia precedente e la ‘arricchisce’ talvolta di sogni d’angoscia e incubi.
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RUMORI, TEMPERATURA “DEL LETTO”, ARREDAMENTO DELLA CAMERA DA LETTO, MATERASSO.
Rumori forti e continui disturbano il nostro sonno; il sonno diventa irrequieto, superficiale e spesso viene interrotto) Per ottenere un clima complessivo favorevole, la temperatura del corpo, del letto (materasso) e dell’ambiente, non dovrebbero variare fra loro in modo troppo rilevante. Possono disturbare il sonno, sia il clima del letto troppo freddo che quello troppo caldo; ne consegue una maggiore o minore causa di spostamento di posizione che provoca così frequenti risvegli. La temperatura ambientale dovrebbe essere di circa 18°C e mai inferiore ai 16°questo vale particolarmente per le persone anziane che hanno bisogno di una maggiore quantità di calore, mentre sotto le lenzuola la temperatura sarà di 37 gradi circa ossia la temperatura del nostro corpo trattenuta dalle lenzuola. Anche l’umidità ambientale riveste grande importanza: dovrebbe, come in tutti gli altri ambienti, essere almeno del 50%. In inverno, quando i termosifoni asciugano l’aria, è utili attivare un umidificatore nella zona notte. È stato riscontrato che l’arredamento e gli oggetti all’interno della camera da letto, come per esempio i materassi, realizzati in materiale naturale o sintetico, possono agire sull’uomo sia in maniera positiva che negativa. E’ importante che nlla zona notte l’arredamento sia realizzato con materiali non inquinanti, di facile pulizia e manutenzione. Se possibile evitare che si vengano a creare campi elettromagnetici. Si consiglia di tenere gli apparecchi elettronici più lontano possibile dalla testata del letto.
Quando il letto è troppo corto o troppo stretto, i movimenti naturali vengono ostacolati; quando ci si gira o si allungano le braccia, si urta contro la parete, la pediera, la testiera oppure sulla schiena del partner. un letto dovrebbe essere 30 cm superiore all’altezza della persona.
la scelta del materasso: non esiste un materasso adatto a tutti ma una cosa è necessaria per TUTTI …LA COLONNA VERTEBRALE DEVE CONSERVARE LA SUA CONFORMAZIONE NATURALE OSSIA “A ESSE” .. un buon materasso non dovrà essere ne troppo duro ne troppo morbido per sostenere la nostra schiena.
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Il termine insonnia indica un fenomeno soggettivo, perché ogni persona ne ha una percezione individuale. Alcuni trovano naturale dormire 3 o 4 ore per notte: sono i cosiddetti dormitori brevi, che dormono meno del 75% delle ore di sonno necessarie ai loro coetanei. Per i dormitori lunghi invece, 9 ore di sonno sono il minimo necessario per sentirsi in forma. Secondo il profilo psicologico tracciato da un ipnologo americano, i dormitori brevi sono persone efficienti, ambiziose, conformiste, sicure di sé e poco apprensive. I dormitori lunghi sono meno soddisfatti di sé, più critici, apprensivi, leggermente depressi, ma spesso dotati di creatività e senso artistico. In linea teorica, l’ottimale si colloca, per un adulto, attorno alle 7-8 ore di sonno.
Che cos’è l’insonnia Si può definire ‘insonne’ una persona che ha difficoltà ad addormentarsi o che non riesce a dormire quanto, e soprattutto come, vorrebbe. L’insonnia infatti si manifesta non soltanto come difficoltà ad addormentarsi in presenza di un bisogno fisiologico di sonno; molto spesso una persona si autodefìnisce ‘insonne’ quando percepisce il suo sonno come insoddisfacente, con una conseguente spossatezza costante accompagnata da stati di ansietà. Statisticamente, l’insonnia presenta nel corso della vita un andamento ondulatorio: • tra i 20 e i 40 anni il disturbo sembra affliggere prevalentemente le donne, specie se sposate e casalinghe, con una percentuale del 23,1% contro il 14,7% della popolazione maschile; • intorno ai 45 anni, il numero degli insonni si attesta sul 20% in entrambi i sessi; • verso i 55 anni, le insonnie femminili registrano un’impennata, con valori attorno al 40%, mentre quelle maschili salgono ai 30% intorno ai 60 anni. Si può dunque ritenere che l’insonnia femminile abbia un picco in corrispondenza della menopausa, e quella maschile aumenti in concomitanza, con l’età del pensionamento, due eventi che possono instaurare uno stato psicologico di ‘lutto’ a causa della perdita ‘di ruolo’ o della perdita di identità personale.
La quantità e la qualità del sonno La quantità di sonno necessario varia con il variare dell’età, e differisce da un soggetto all’altro. In genere, è massima nelle prime fasi della vita e decresce con l’avanzare degli anni, fino ad attestarsi su una media di 7-8 ore concentrate in un singolo periodo della notte. Più che la durata complessiva, tuttavia, ciò che conta è la qualità del sonno, che è strettamente correlata alla possibilità di attraversare tutte le sue fasi e i suoi stadi. Particolarmente importante è una corretta alternanza delle fasi di sonno REM e non REM, che sono complementari e si alternano ciclicamente 4-5 volte per notte. Ogni ciclo di sonno REM e non REM dura dai 70 ai 150 minuti, e costituisce un’unità del sonno che deve essere vissuta interamente per garantire una sensazione di riposo. L’insonnia è transitoria quando si prolunga per pochi giorni, mentre è definita cronica quando perdura per settimane, mesi o anni. In realtà, l’insonnia cronica, ossia la difficoltà a dormire ogni notte per anni, è un fenomeno estremamente raro. Il persistente disturbo del sonno interferisce notevolmente con il benessere psicofisico della persona: non solo è debilitante, ma può essere anche dannoso e va quindi affrontato seriamente. Alcune persone, pur affermando di dormire un numero sufficiente di ore, lamentano al risveglio una persistente stanchezza, come se non avessero dormito abbastanza: sono i cattivi dormitori. Gli studi condotti sull’argomento hanno dimostrato che questi individui presentano alterazioni: temperatura corporea più elevata della norma, frequenza cardiaca più alta, maggior numero di movimenti corporei e di vasocostrizioni periferiche. Bisogna ricordare che l’insonnia è un sintomo e non una malattia, e in quanto tale rimanda sempre a un problema sottostante, che può essere di ordine psichico o fisico.
La melatonina: un ormone da usare con cautela
L’uso della melatonina nei disturbi del sonno risale agli anni Novanta, a seguito delle ricerche svolte negli Stati Uniti sulle possibilità di utilizzare come sonnifero la sua capacità di regolare i ritmi circadiani. La melatonina è un ormone, secreto dalla ghiandola pineale del cervello, che ha il ruolo di preparare il corpo al riposo notturno.Il segnale d’innesco del processo è dato dal buio: non appena la luce diurna scompare, la ghiandola pineale comincia a secernere l’ormone, che entra in circolo e fa scattare l’orologio biologico interno al cervello sulla posizione sonno. Abbondante nei bambini, la quantità di ormone secreta decresce con l’età, e questo ha fatto sospettare il suo coinvolgimento nei processi d’invecchiamento. Però sembra che la melatonina sia rischiosa per chi soffre di disturbi cardiovascolari, dato che tende a contrarre i vasi sanguigni. Va inoltre evitata assolutamente in presenza di stati depressivi e nei bambini, che ne producono già in abbondanza. Oltre che nelle sindromi da jet lag, la melatonina viene utilizzata per riallineare l”orologio biologico’ nei turisti e in chi soffre di insonnia temporanea, a piccole dosi e per brevi periodi. Poiché la luce ne annulla gli effetti, quando si assume melatonina non bisogna esporsi a fonti luminose di alcun tipo, nemmeno alla luce artificiale dell’illuminazione domestica.
Anche un buon materasso però può aiutarvi a dormire meglio.
Cignus Dinotte lo sa ed è per questo che vi propone prodotti di alta qualità, studiati e testati per garantire il massimo del comfort per tutti.
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La music- therapy è la disciplina scientifica che studia gli effetti della musica sui comportamenti dell’uomo e tutte le virtù curative della musica.
Differenti stati d’animo possono essere infatti associati a generi musicali diversi, in quanto le onde sonore rilasciate stimolano i nostri centri nervosi con effetti reali e percepibili sotto il profilo emotivo e fisico.
Parole e melodie si uniscono in musica suscitando le nostre emozioni, aumentando i battiti del nostro cuore e trasportando la nostra mente col pensiero verso una realtà tra il ricordo e la l’immaginazione. Tutto questo è possibile grazie alla vibrazione della membrana del timpano provocata dalle onde sonore che trasmette impulsi nervosi alla parte emotiva del nostro cervello, quella relativa alla gestione delle percezioni primarie. Le onde sono inoltre percepite dalle cellule nervose superficiali della pelle, che trasmettono segnali al sistema nervoso centrale e a organi interni come lo stomaco e il cuore. La musica è così in grado di coinvolgere tutto il corpo ed entrare in sintonia con la melodia, ed è proprio a questo principio che si ispira la music-therapy. Attraverso il suono si possono modificare e regolare emozioni e corpo, curando la salute e il benessere dell’individuo. La musica si rivela un canale di comunicazione al servizio della medicina e della psicologia per guarire traumi psicologici e per il recupero dell’organismo.
Anche un buon materasso e un guanciale scelto con cura aiutano il BUON SONNO
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